L’elaborazione del Patto di Locarno, fra il 5 e il 16 ottobre, e la firma, a Londra, il 1º dicembre 1925, aprono in Europa il «quinquennio della distensione», culminato al trattato stilato a Parigi il 27 agosto 1928 da Aristide Briand, ministro degli Esteri della Repubblica francese, e da Frank Kellogg, segretario di stato degli Stati Uniti d’America, inteso a eliminare la guerra per strumento di soluzione delle contese. Marcato dal momento di maggior fortuna della Società delle Nazioni, l’intermezzo concentra i tentativi di stemperare i contrasti ereditati dal trattato di Versailles del 1919. La Grande depressione partita oltreoceano nel 1929, sbarcata nel 1930-31, l’erosione della Società delle Nazioni, all’uscita della Germania e del Giappone nel 1933, dell’Italia nel 1937, e della Spagna, con l’espulsione dell’Unione sovietica, nel 1939, chiudono la stagione d’apaisement, e preannunciano il Secondo conflitto mondiale. La conferenza con ricca iconografia inserirà il Patto di Locarno nel clima di quel quinquennio di speranze.
Marino Viganò. Diplomato in scienze politiche all’Università Cattolica di Milano, si è addottorato in storia militare a Padova. Ha operato per la Commissione d’esperti Svizzera-seconda guerra mondiale (1997-98) e la Commissione italiana sulla spoliazione dei beni di ebrei (1998-2001). Direttore d’una fondazione milanese, ha curato tra l’altro «Sopravvivere alle rovine». Diario privato di un banchiere (Roma 1943-45), di Massimiliano Majnoni (2013), e «Come sono diventato interessante». Diario 1943-52, di Stefano Jacini (2025).